lunedì 13 maggio 2013

IL SAFARI FOTOGRAFICO






Durante il periodo estivo, quando i bambini sono a casa, non è facile organizzare la giornata, spesso non è possibile portarli al mare (anche se si vive al mare...magari il tempo è così così, il mare è inquinato) o abbiamo poco tempo per partire ed andare a fare una passeggiata in montagna, quindi ...Mi sono inventata ..il SAFARI FOTOGRAFICO! (devo dire che la scelta della parola "SAFARI" ha influito sull'accendere il loro interesse!!!)

Con le moderne apparecchiature a basso costo, si possono fare molte prove senza sprecare soldi, perchè si stampano solo quelle "buone". Ho scoperto che quasi tutti i bimbi ne hanno una.
Così ho sparso la voce fra i miei allievi del corso invernale e ho organizzato la mia "uscita" di mattino presto con un gruppetto di bimbe alla volta dei Giardini Hambury (giardini molto ricchi di specie arboree e floreali provenienti da tutto il mondo). Si trovano dopo Ventimiglia, vicino alla frontiera con la Francia. Ma il Safari si può fare in QUALSIASI angolo di natura, e anche la città stessa può essere un bello sfondo, basta VEDERE LE COSE con occhio "fotografico"...comunque i bambini imparano presto e solo il potere usare la macchina fotografica come i grandi li rende entusiasti !
Ho pensato che fosse un'occasione divertente per insegnare ad usare la macchina fotografica digitale e , soprattutto, a inquadrare le composizioni (e in più ne ho approfittato per parlargli degli Alberi, dei Fiori, del Mondo Naturale!..non è facile farsi ascoltare su queste cose fuori dal contesto scolastico!!).
Ecco alcune delle loro foto.
La visita è della fine di luglio. Siamo partite presto per evitare le ore calde e siamo tornate per l'ora di pranzo.. è stato molto divertente!!!!
Il Safari Fotografico si organizza nel mio studio su prenotazione





Chi s'intende di fotografia si accorgerà di tutti i difetti delle foto...soprattutto in quest'ultima, in cui la fontana è stata impietosamente tagliata per potere fare entrare nella foto i pesciolini e, in ottemperanza al mio suggerimento, per "centrare il soggetto"...in questo caso il drago della fontana!!!)..
Sono convinta che, visto l'entusiasmo dimostrato - ed è questo quello che conta - la prossima volta faranno meglio...
Un saluto a tutti gli amici che mi visitano e che in questo periodo ho un po' trascurato. ..con l'autunno ritornerò ad essere più presente!
A presto!

p.s. nella foto iniziale: l'entrata dei Giardini vista dal fondo della prima scalinata di discesa (la foto è mia, mentre le altre sono delle bimbe che mi hanno accompagnato)
p.p.s. le mie bambine hanno 10-11 anni..ma penso che l'esperienza si possa fare con bambini anche più piccoli...dipende dal loro interesse per la cosa...

PER QUESTO LABORATORIO SERVE
UN GRUPPO DI BAMBINI
UN'APPARECCHIO FOTOGRAFICO PER OGNI BAMBINO
UN GIARDINO  DOVE PASSEGGIARE

RIFLESSIONI LINGUISTICO-ARTISTICHE





Mi sono occupata per molti anni di studi linguistici (lavoravo come traduttrice), di insegnamento e poi , man mano che la mia esperienza  artistica cresceva, mi sono divertita ad organizzare  laboratori artistico-creativi.  Non avevo esperienza nel campo, quindi ho applicato e adattato ciò che conoscevo e mi  sono accorta che ho ottenuto buoni risultati utilizzando le stesse strategie.
Alcuni studi mi sono stati più utili di altri, certamente, ad esempio gli studi linguistici di Saussure e Noam Chomsky e gli studi pedagogici di Antoine De la Garanderie.  A questi  devo aggiungere la lettura di vari creativi, i miei prediletti: Betty Edwards, Bruno Munari, e l'antico ma mai tramontato Leonardo da Vinci

La diversificazione del lavoro è importante: durante un corso, cerco di attraversare due + una fase di lavoro: il lavoro di "riscaldamento" (rompiamo il ghiaccio, sciogliamo la mano...un po' come quando si fa negli allenamenti sportivi), segue il lavoro "tecnico-conoscitivo" (in cui spiego una particolare tecnica, o se vogliamo espandere  al campo linguistico, una regola o struttura  grammaticale) e il lavoro "progetto" in cui usiamo quello che abbiamo imparato.

Per mettere a punto le mie strategie didattiche mi servo di tutti i possibili strumenti scoperti nell'apprendere  in altri campi, campi nei quali mi sono messa in discussione facendo IO l'allieva.......
Esplorando mondi diversi ho imparato  "ad imparare" in modi  diversi.
Ho praticato tennis per molto tempo e , come molti sportivi (anche campioni!), ho sperimentato il blocco e l'ansia della competizione....In allenamento va tutto bene, siamo tutti bravissimi, quando però arriva il momento cruciale della competizione, non ci sembra vero, che, con tutto il lavoro che abbiamo fatto, le strategie che ci siamo preparati, non viene fuori che qualche timido attacco e sbagliamo anche quello che sappiamo fare benissimo!
Per poter vincere o portare a termine una gara  ci si rende conto che non basta la tecnica o l'allenamento. Serve "qualcosa in più" .
Quando dobbiamo creare qualcosa di "artistico" o comunque dobbiamo trovare una soluzione "creativa"...serve  fare un "salto".
E' una parola, però! In teoria sembra facile: l'abitudine alla "competizione",  al "creare qualcosa" non verrà mai A COMANDO!

Nell'arco di anni mi sono messa alla prova  e ho sperimentato tante strategie diverse, a volte sull'onda dell'istinto.
Uno di queste  è l' aggiunta di  un elemento inaspettato da mettere in gioco.
Questo fa sì che l'allievo, per portare a termine il progetto debba ...trovare una soluzione  appunto non tradizionale.
Mi aiuta  molto leggere ogni tanto  "La Tecnica Mentre Opero" di Bruno Munari, tratto da "Codice Ovvio" a cui ho dedicato un post che ho pubblicato  qui.
L' artista, che ha la soluzione creativa nel momento in cui lavora ha una marcia in più rispetto a uno che usa soluzioni preconfezionate...e questo è valido per lo scienziato, il filosofo, il traduttore, l'insegnante, l'artigiano, lo studente, il contadino, la mamma, l'impiegato..

p.s. nell'immagine il lavoro di un allieva, dal vero, eseguito con acrilici, utilizzando i soli tre fondamentali su disegno a pastello blu ( carta da disegno  di 200 grammi).

LABORATORI ISPIRATI A BRUNO MUNARI




Per questo laboratorio , realizzato nella Scuola Elementare A. Volta di Sanremo nel 2007 in collaborazione con la Biblioteca Civica Corradi, mi sono ispirata a  "Le Rose nell'Insalata" di Bruno Munari.

Al mercato ho acquistato diversi tipi di insalata, carote, sedano, peperoni, finocchi, cipolle  e pomodori non troppo maturi.  Le sezioni di questi vegetali creavano, una volta stampate,  disegni bellissimi di rose, alberi, occhi... Poi mano a mano che lavoravamo ci sono venute in mente composizioni in cui usare tutti questi disegni: un bruco fatto di tondini di cipolle, nuvole di peperone,  soli di carota, occhi di finocchio dentro peperoni  facevano omini buffi....alla fine ci è presa una euforia tale che abbiamo preso  un foglio grandissimo e l'abbiamo coperto di tutti gli stampi e colori che avevo portato! BELLISSIMO :=)


PER QUESTO LABORATORIO SERVE:
CARTA DI GRANDE FORMATO (QUELLA DA PACCHI - BIANCA - VA BENISSIMO)
TAMPONI PER TIMBRI (uno per ognuno dei primari  +  nero/blu OGNI TRE BAMBINI)
VERDURE TAGLIATE A SEZIONI DIFFERENTI
vanno molto bene cipolle sedano insalata pomodoro peperone

da notare che:
non c'è bisogno di avere tutti i colori:
il laboratorio di può fare anche con un solo colore, o due.
RICORDATE CHE
da una mancanza
nasce sempre
qualcosa di creativo


UN LABORATORIO ANTICO





PENNA E CALAMAIO, così ho intitolato questo laboratorio, che ho svolto nel Museo Civico di Sanremo, per i bambini delle scuole elementari nel 2008.

La manualità è una cosa importante, e alcune abilità vanno perdendosi nelle nuove generazioni.

Oggi solo gli artisti disegnano e scrivono con un pennino intinto nel calamaio...
Quando ho fatto le elementari non era ancora stata inventata la penna stilografica e io ho dovuto imparare a scrivere usando il pennino... ai bimbi di oggi non sembra possibile! Scrivere era un'avventura, con quel pennino che, se lo mettevi un po' storto sul foglio, lo copriva di spruzzi! Non c'erano gomme o cancellini che tenevano...bisognava strappare e rifare!

I bambini di origine orientale erano fantasticamente bravi , anche i più piccoli....tenevano in mano il pennino con grande naturalezza. Un a bambina indiana mi disse che nella sua terra d'origine a scuola scriveva con il pennino...

Abbiamo esercitato la bella scrittura,  fatto aste,  disegni, tanti ghirigori, .. e rovesciato inchiostro sul tavolo..

PER QUESTO LABORATORIO SERVE
PENNINI DA SCRITTURA  (IN COMMERCIO SI TROVANO QUELLI CHE RIENTRANO NELLA CANNUCCIA E COSTANO POCO)
INCHIOSTRO DI CHINA IN BOCCETTE
OPPURE 
PREPARATE DA VOI L'INCHIOSTRO CON MORDENTE PER LEGNO
 (SI ACQUISTA LA POLVERE  DI MORDENTE PER LEGNO E SI AGGIUNGE ACQUA)
CARTA DA FOTOCOPIE


RIFLESSIONE SUL CREARE


Cristina Berardi


Quando insegnavo lingue mi furono negati alcuni lavori perchè non ero "madrelingua" (ritenuta a priori più esperta)... negli ambienti artistici, invece, provenendo da studi letterario- linguistici, non contava nulla che mi fossi dedicata con costanza e amore agli studi artistici e creativi, ... non mi presentavo bene, ..ero "autodidatta" (una parola che fa un po' vergogna, vero?)!!!
..Insomma...non si è mai preparati abbastanza per "quelli del ramo"!!!
Da una parte però riesco a immaginare come si deve sentire chi si è dedicato fin dalla giovinezza anima e corpo all'Arte e si vede soffiare l'attenzione da .. un bancario, un medico o un'umile pensionata che danno una svolta alla loro vite!
In uno dei miei corsi sono stata  spettatrice dello sdegno di un'allieva, che seguivo da tre anni, nei confronti di una "novellina" perché il disegno che aveva fatto era manifestamente più bello (spontaneo e fresco) del suo!

Teorie e tecniche ci servono ma  non bastano: l'illustrazione che vedete qui sopra,  è stata  rielaborata da me  da The New Yorker, gennaio 1978,  di  R.O. Blechman, grande artista  che in questo caso ho "scopiazzato".
In questo caso non ho nessun merito, quindi, se non quello di essere abile a copiare...e a scegliere i miei modelli!!
Quando creo qualcosa di mio cerco di non copiare nessuno...cosa difficilissima...perchè  le influenze a volte sono inconscie!
Tuttavia per una delle mie creazioni,  Oreste, ho il copyright...

Oreste è una mia creatura!

COME HO IMPARATO A DISEGNARE (Parte Prima)

dipinto a olio  del 1972, all'età di 12 anni,  su disegni dal vero
(di cristina berardi)

Ricordo di aver preso la matita in mano per disegnare  ancora prima di saper scrivere.
Avevo chiesto a mia  mamma di disegnare un albero per me e lei ne aveva fatto uno molto stilizzato. Con grande meraviglia, con poche linee, aveva anche fatto un  paesaggio intorno. Per qualche tempo mi sono divertita a copiarlo e colorarlo. Ricordo di aver disegnato alberi, come nuvolette con le gambe storte, monti   ondulati e fiumi serpeggianti  che scorrevano verso di me...per molto tempo!
Dovevo andare in prima elementare! A scuola  disegnavo sul bordo dei quaderni: la Suora si arrabbiava molto e mi strappava le pagine per farmele ricopiare. Altri tempi, bisogna sottolinearlo.
Mia mamma, Maestra di Taglio e Modellista (una volta si chiamava semplicemente così la "Fashion Designer"), aveva degli album bellissimi :  come tesi finale dei suoi corsi aveva dovuto creare modelli e realizzarli con il disegno  in un contesto , natura, città o un interno. Ce n'era uno in cui aveva fatto la storia dell'Abito Femminile dal Medio Evo al XX Secolo.  Adoravo guardarli.
A scuola, non ci insegnavano a disegnare: chi era bravo lo era perché lo era da solo, come me: migliorare era difficile, perchè le maestre non ne sapevano molto. Io per esempio non riuscivo a disegnare tutto, i volti e le posizioni del corpo mi riuscivano difficili. Potevo copiare però. Se qualcosa non mi riusciva andavo a cercare un modello e lo copiavo.
Date le mie capacità (che tutti credevano un "dono caduto dal cielo") per Natale ricevevo colori  in gran quantità. In prima media mi regalarono una valigetta di colori ad olio: fu passione a prima vista. Non conoscevo nulla delle teorie del colore, zero su come rendere la profondità...Mescolavo, provavo, rimescolavo e riprovavo. passavo ore e ore da sola alla mia scrivania...(televisione ce n'era poca allora, e mi sono salvata)
Ricordo ancora con affetto le mie prof di disegno (ho cambiato tutti gli anni). L'ultima ci portava spessissimo a disegnare al porto e nei giardini.  Non ricordo tante teorie...ricordo soprattutto la voglia DI FARE.
Guardando i miei lavori di allora, vedo tutti gli sbagli...ma vedo anche tanta voglia di imparare e di REALIZZARE. ..una freschezza persa poi negli anni!
Non avevo paura di provare, buttavo giù i colori senza pensare a complementari, mescolanze, profondità, prospettive (di cui sapevo poco o nulla a livello teorico).

Avevo "la fissa" di voler disegnare di tutto. Il mio "punto debole" erano i volti . Per lavorare ai volti prendevo il disegno di qualche artista da un libro e lo riproducevo. Oppure la foto di qualche attore o famigliare. A quattordici anni  riuscivo benino nel disegno, anche se, me ne accorgevo da sola,  non bastava saper copiare:  bisognava che elaborassi un mio stile ...
La pittura ad olio, invece,  si era bloccata  (avevo da imparare tante cose ancora sulle tecniche e le mescolanze di colore!)

Ho lavorato sul disegno negli anni moltissimo ,  e sono riuscita a fare qualcosa di soddisfacente solo  dopo i trenta...mi viene in mente spesso questo passo di Hokusai (non che mi creda brava come lui...ma mi piace ispirarmi ai grandi)


Dall'età di sei anni ho la mania di copiare la forma delle cose, e sono cinquant'anni che pubblico disegni; tra quel che ho raffigurato non c'è nulla degno di considerazione. A settantatré anni ho a malapena intuito l'essenza della struttura di animali ed uccelli, insetti e pesci, della vita di erbe e piante e perciò a ottantasei progredirò oltre; a novanta ne avrò approfondito ancor più il senso recondito e a cento anni avrò forse veramente raggiunto la dimensione del divino e del meraviglioso. Quando ne avrò centodieci, anche solo un punto o una linea saranno dotati di vita propria. Se posso esprimere un desiderio, prego quelli tra lor signori che godranno di lunga vita di controllare se quanto sostengo si rivelerà infondato. Dichiarato da Manji il vecchio pazzo per la pittura.




Ritratti a matita e acquarello del 2000
© Cristina Berardi



LA TECNICA MENTRE OPERO DI BRUNO MUNARI






Vicino a Chiasso
nel silenzio estivo dei boschi
sulla cima della collina di Monte Olimpino
si possono trovare rami secchi (RS)
di frassino castagno betullla
di lauro di carpino di acero di ciliegio
di pero di magnolia di castagno...
alcuni duri e pesanti altri leggeri e fragili
tutti rivestiti con le loro tipiche cortecce
alcune molto decorative come nella vanitosa betulla
altre incredibili come di ghisa nel frassino.
Talvolta qualche ramo è rovinato dalle intemperie
altri rami invece sono ben conservat ed hanno forme molto interessanti (AH)
formati secondo i codici di crescita dei vegetali
per cui le ramificazioni del frassino
sono fatte spesso di armoniose curce
che ricordano disegni in stile Liberty
mentre la ramificazione degli aceri
va più per linee rette
rispettando però sempre (quasi) l'angolazione
di attacco al ramo precedente. (XII)
Qualche ramo secco si trova ancora in parte
attaccato penzolante alla pianta madre (PM)
altri sono adagiati sull'erba tra i fiori
nei prati tra un boschetto e l'altro
assieme a felci edera festuca capelvenere
anemoni campanule ortiche garofanini rosa
rododrendi nani violette fragole lamponi
misto bosco senza gelato papenzoli genziana
sassifraghe fedifraghe e un sempreverde morto secco (HP)
Piccoli sentieri si inoltrano tra le piante (22a)
un venticello porta il profumo dell'erba tagliata.
E' come passeggiare dentro un immenso albero
di cui non si percepisce l'esterno
un albero grande quanto la collina con foglie
di ogni forma e di tanti colori diversi. (+)
Raggi di sole come laser dorati
passano tra i rami come linee rette
si accendono e spariscono a caso
secondo i movimenti delle foglie.
Oppure si fermano un secondo a segnalare
un bel ramo secco di betulla
sdraiato sulle felci tra l'edera
o vicino a qualche pietra coperta di muschio. (721)
E prima che la lumaca attraversi il sentiero
raccoglierò qualche ramo (UF)
per il mio laboratorio all'aperto dove
con un seghetto giapponese
sottilissimo e taglientissimo taglierò via (Z)
quelle parti del ramo che non servono allo scopo. (XL)
Faccio così una prima scelta di questi rami diversi
di questi segni solidi campati in aria
cresciuti al canto delle cicale
e tra l'indifferenza delle formiche
seccati dal sole e bagnati dalla luna.
Per lungo tempo li osserverò senza toccarli. (OSS)
Poi proverò a fare qualche accostamento
con pezzi di rami dello stesso albero
o con pezzi di rami diversi:
Devono poter stare insieme senza toccarsi
appoggiandosi ai fili di tensione. (OF)
I fili saranno bianchi di cotone o di lino grezzo
niente interventi di colore: (TF)
L'insieme dei fili in tensione mostrerà
la natura geometrica dei rapporti di forza
le parti in compressione si comporteranno
con molta naturalezza quasi con indifferenza:
Nasce così un corpo solido
formato da due forze opposte
dove gli elementi in compressione
stanno solidamente assieme senza toccarsi tra loro.
E così, senza attrezzi spciali senza aiuti manuali
senza un progetto ben definito anche nei particolari
senza pensare perchè lo faccio e a cosa servirà
senza alcuna ragione accessibile a gente pratica
comincio ad annodare un filo bianco
ad un'estremità di un ramo e poi anche
all'estremità di un altro ramo poi ancora
finchè due fili restano solidamente tesi quindi
appoggio sul filo teso l'estremità di un'altro
ramo e lo tengo in modo che i rami non si tocchino
mentre ne lego uno l'altro si slega. Con molta
pazienza imparando la tecnica mentre opero (TMO)
e senza sapere prima cosa verrà fuori dopo
mi trovo ad un certo punto
ad avere davanti a me con grande sorpresa
un oggetto solido che prima non c'era.
(da "Codice Ovvio" di B.Munari , Einaudi 1971)

Questa è una scultura creata da Munari. E invece il disegno introduttivo è una mia creazione ("Strumento Eolico")

IL MIO PRIMO LABORATORIO PER BAMBINI





 ECCO ALCUNE IMMAGINI DI UN CORSO DA ME IDEATO REALIZZATO per la Biblioteca della mia città.
L'avevo intitolato IMPARARE ILLUSTRANDO,  e correva  anno 2005-2006.
Avevo appena seguito due stage di illustrazione, uno a Venezia,  con Fabian Negrin e uno a Sarmede, con Jozef Wilkon.
Avevo  l'incoscienza del principiante. Avevo illustrato una raccolta di poesie e un libro di racconti, e anche se sapevo di avere ancora mooooolto da imparare , avevo raccolto questa sfida con entusiasmo e ottimismo.
Dovevo lavorare con bambini delle elementari e mi ero preparata al meglio.
Con la mia fissa per il "disegno-come-progetto", avevo deciso di insegnare ai bambini come si prepara uno storyboard e a cosa serve.
Poi la direttrice mi chiese un corso per  insegnanti e  genitori, in cui avrei dovuto parlare della storia del libro illustrato.
Con i bambini sono sempre a mio agio, ma con gli adulti, ecco, un po' meno.
Avevo deciso di parlare dell'importanza del segno e mentre analizzavo il segno di alcuni artisti, mi giro e vedo uno che dorme! Mi è crollato tutto!!!!!!
Mi sono subito ripresa perchè qualche sedia più in là una ragazza mi sorrideva interessata.